Ciclismo – Dauphiné Libéré 1977: E Hinault smonta da cavallo sulla salita alla Bastiglia…

© Raymond Poulidor durante la 2a tappa del Tour de France 1976 da Angers a Caen il 26 giugno 1976 ( Foto JC Buguin / Icon Sport )

Visualizzazione Nascondere il sommario

Nella lunga lista di imprese leggendarie di Bernard Hinault, il 5e palcoscenico del Dauphiné Libéré 1977 occupa un posto speciale. Perché Hinault, in pochi chilometri, ha affrontato la morte al tornante della discesa del Col de Porte, per poi toccare – per l’unica volta in carriera – il suo limite mentale nella terribile costa della Bastiglia. Per finalmente, da eroe, superare la sua angoscia.

Sabato 4 giugno 1977. Bernardo Hinaultmaglia gialla alle spalle, scende da solo in testa alla lunga discesa del Col de Porte durante questo 5e tappa tra Romani e Grenoble (214 km), terribile cavalcata alpina che attraversa – tra gli altri – il massiccio della Certosa. Il francese, andato avanti trenta chilometri fa, ha fatto la differenza davanti a tutti i tenori del gruppo, Bernard Thévenet, Eddy Merckx, Joop Zoetemelk, Lucien Van Impe, Raymond Poulidor, Joachim Agostinho, tutti retrocessi molto indietro, Thévenet e Van Impe, meglio è, staccato di 1’30”. Con meno di 10 chilometri rimasti prima del traguardo, Hinault appare intoccabile.

E alla curva di una curva, sorge l’irrecuperabile…

Ma nel ciclismo il pericolo non è mai lontano… Alla svolta di una curva stretta, ghiaia a lato, Hinault che arriva un po’ troppo veloce e che non può né frenare né recuperare troppo… Sorge l’inarrestabile, il pericolo con lui. Il francese si ribaltò nel burrone, completamente nel vuoto, e si fermò contro gli alberi pochi metri più in basso. Cirillo Guimardo, il suo direttore sportivo, si butta fuori dall’auto per venire in aiuto del suo pilota, senza dubbio pregando di non trovare l’irreparabile sotto. In onda, Jean-Michel Leulliot grida dalla moto: ” Non è niente, starò bene, Hinault è stato quasi arrestato! “, ma le immagini mostrano assolutamente il contrario. Hinault stava ancora andando molto veloce quando si è ribaltato nel vuoto… Miracolo, Guimardo trova il suo campione già in piedi mentre cerca di risalire. Le tende la mano per aiutarla a trovare la strada. E la vita. Pochi secondi dopo, la maglia gialla parte in bicicletta senza sapere se si è infortunato o meno.

Hinault trova la strada e la vita

L’incidente gli è costato del tempo, ma il francese mantiene un comodo vantaggio. Tuttavia, questa tappa non è finita… Gli ultimi due chilometri segnano la terribile salita della costa della Bastiglia, un vero e proprio muro sopra Grenoble, con pendenze superiori al 18%, senza il minimo piatto. Dopo pochi ettometri, Hinault, ancora segnato dalla sua caduta, si appoggia alla sua macchina. Come un ballerino dal piede, il campione vede arrivare il muro. Mostro di mente e di coraggio, il bretone, colpito dalla caduta, al termine della sua fatica, cade improvvisamente nell’angoscia. Si ferma, smonta, si gira verso l’auto di Guimard, abbandona la bici, sembra un bambino, e queste parole che possiamo intuire sulle sue labbra: ” non ne posso più “. Pronto ad affrontare tutto, alla fine della fine quando è il leader e gli resta solo un buon chilometro da salire, Hinault ha improvvisamente raggiunto il suo limite. Il filo mentale si è rotto. Guimard e il suo assistente scendono improvvisamente dall’auto. E poi, con la stessa delicatezza e rapidità, come un padre con il figlio appena caduto da una bicicletta, fanno fare qualche metro al campione e poi lo rimettono in sella. “Dai Bernard, sei quasi in cima, continua “.

La faccia di Guimard all’arrivo…

Senza avere il tempo di pensare, quest’ultimo se ne va come meglio può, spinto dalla folla, sbalordito nel vedere il suo campione tornare ad essere uomo, ma ancor più fervente nell’incoraggiarlo ad aiutarlo ad attraversare l’Everest che gli stava di fronte. . Alla fine del suo coraggio, barcollando in certi giri, Hinault raggiunge la cima della collina, quasi sdraiato sulla sua bicicletta, e vince. Dopo la linea Guimardo si precipita verso la maglia gialla per sostenerlo. Il suo volto tradisce emozione, paura e ammirazione. E anche l’affetto, per il suo corridore, che senza dubbio temeva di perdere per sempre per qualche istante nella discesa del Col de Porte…

www.memosport.fr