Ciclismo: Giro 1984, il secondo trauma di Laurent Fignon

© Simon Pascal e Fignon Laurent durante la 18a tappa del Tour de France da L’Alpe d’Huez a La Plagne, il 17 luglio 1984. Foto: Sirotti / Icon Sport

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Nella carriera di Lorenzo Fignonniente cancellerà gli otto secondi persi troppo di fronte a Greg Lemond nel 1989, privando i francesi di un terzo successo nel Giro di Francia. Ma niente cancellerà il Giro d’Italia 1984. Il fuoriclasse francese avrebbe potuto realizzare due storiche doppiette Giro-Tour, nel 1984 poi nel 1989. Non sarà colpa degli otto secondi del 1989 che lo hanno privato del Tour dopo il trionfo in Italia. E colpa di una vera e propria ingiustizia durante il Giro 1984…

Lo Stelvio cancellato per neve… che non era caduta

Quest’anno, Lorenzo Fignon era chiaramente il più forte del branco mondiale. Lo ha dimostrato durante il Tour de France, che ha sorvolato con tutta la sua classe, lasciando a Bernard Hinault recuperando secondo a 10’32”. Ma il francese lo ha dimostrato anche durante il Giro d’Italia. Ben presto sembrò infatti che Fignon fosse il migliore in montagna e che dominasse il vecchio Francesco Moserbeniamino d’Italia, che non aveva mai vinto il Giro e per i quali gli organizzatori avevano costruito un percorso su misura, con meno montagne possibili. E ancora… La mattina del 18e tappa, mentre l’italiano era il leader davanti Fignon, gli organizzatori hanno annullato la traversata del mostro delle Dolomiti, lo Stelvio (2750 metri) per neve. In cima, però, non c’era neve… Non contenti di lasciar perdere, sanzionarono il francese con una penalizzazione di dieci secondi per rifornimento illecito, dove Moser, spinto dai suoi sostenitori in salita, non ebbe solo Penalità di 5 secondi.

Grazie all’ultima grande tappa di montagna, Fignon, che alla fine era rimasto in gara nonostante l’invidia del suo direttore sportivo Cirillo Guimard per affrontare tutto, ha gestito un numero impressionante, superando quattro dei cinque grandi passaggi in programma, di cui tre a più di 2000 metri, per vincere in solitaria ad Arraba, lasciando Moser a 2’19”. Maglia rosa alle spalle con 1’21” di vantaggio la mattina dell’ultima tappa, una cronometro di 42 chilometri piatta come la mano, Fignon potrebbe alzarsi fiducioso. Solidissimo nel tempo sul giro, aveva tutte le armi per resistere a Moser, sicuramente un pilota solido, e tenersi il soprabito.

La mattina dell’ultimo giorno, Fignon si alza fiducioso con la maglia rosa…

Ma era senza contare sulla volontà di vedere Moser finalmente il trionfo Giro. Al via, il vecchio guerriero della strada italiano è stato autorizzato dagli organizzatori ad utilizzare la sua rivoluzionaria bici crono, quella con cui aveva battuto il record dell’ora, la prima della storia con telaio subacqueo e ruota lenticolare, dove tutti gli altri concorrenti hanno utilizzato biciclette classiche. Durante lo sforzo, l’elicottero della televisione, volando quel giorno anormalmente basso secondo le testimonianze dei protagonisti, veniva ogni volta a posizionarsi davanti a Fignon e alle spalle di Moser, il vento creato dalle pale rallenta nettamente il francese e spinge al contrario l’italiano. Al traguardo, Moser ha vinto la cronometro. No, più precisamente: ha letteralmente sorvolato l’orologio. Fignon è arrivato secondo… a 2’24” e lo specialista svizzero Daniele Gisiger terzo a 2’38”, entrambi sullo stesso pianeta. Ma non da Moser. L’italiano vince così il suo primo e unico Giro d’Italia con 1’03” di vantaggio sul campione francese, per quella che costituisce una delle più grandi ingiustizie della storia. Purtroppo c’era scritto così Lorenzo Fignon sarebbe scontento delle cronometro degli ultimi giorni…

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