Bracco: per Milano-Cortina ritardi ancora da colmare ma sarà un successo come Expo

Colloquio con l’imprenditrice milanese tra Olimpiadi e sport di base, «fondamentale nella crescita formativa dei nostri ragazzi»

«Adesso tocca a noi. Io sono ottimista, non vedo l’ora. So che bisogna colmare dei ritardi e che quattro anni passeranno in un lampo. Ma noi italiani, e lo si è visto con l’Expo, di cui sono stata presidente, in queste situazioni siamo unici. Abbiamo dei valori vincenti e siamo anche simpatici. I Giochi di Pechino mi sono piaciuti: bella la cerimonia di chiusura, sobria e affascinante. Mi ha divertito l’idea di Marco Balich di far parlare in cinese i presidenti di Veneto e Lombardia, Zaia e Fontana. L’importante che a Milano-Cortina 2026 si parli la lingua universale dello sport e dell’ospitalità, in un contesto paesaggistico unico al mondo».

Diana Bracco, presidente e ceo di un Gruppo farmaceutico leader mondiale nella diagnostica per immagini (con un fatturato di un miliardo e mezzo e 3600 dipendenti sparsi nel mondo), è una imprenditrice molto attenta alla pratica dello sport in una società come la nostra che pretende di essere moderna ed evoluta. Purtroppo la nostra chiacchierata, sui temi dello sport e dei futuri Giochi invernali che si terranno in Italia, si svolge mentre arrivano le drammatiche notizie dell’attacco russo all’Ucraina. «Mai come in questi momenti – dice Diana Bracco – ci accorgiamo come i valori della pace e della fratellanza siano alla base di qualsiasi attività e manifestazione sportiva. Per questo sono convinta che lo sport sia fondamentale nella crescita formativa dei nostri ragazzi. Ti allena alla vita perchè ti educa al rispetto degli altri. E al rispetto di regole condivise. E soprattutto non ammette scorciatoie. Per emergere ci vogliono volontà e impegno costante».

«Sì, davvero. Adesso lo sport italiano sta vivendo un vero Rinascimento. Ne sono felice. Lo si è visto anche a Pechino, soprattutto con le ragazze. Bravissime, determinatissime, sempre sul pezzo. Una valanga rosa, come si diceva qualche anno fa. Con una capacità di soffrire, e non parlo solo della coraggiosa Sofia Goggia, davvero ammirevoli. Ma non si arriva a questi risultati senza partire dalle scuole, dall’infanzia. È un luogo comune che studio e sport non siano compatibili, anzi. Il nostro Gruppo da anni organizza un concorso (Donna sport- l’atleta più brava a scuola) che premia le atlete capaci di distinguersi tanto nello sport, quanto nello studio. C’è anche una sezione ad hoc per la disabilità».